Oggi, 1° dicembre, in Costa Rica si celebra il “Giorno dell’abolizione dell’esercito”. In un mondo dove si sprecano le celebrazioni di battaglie, guerre e rivoluzioni ed in un continente in cui la storia della maggior parte delle nazioni è caratterizzata da colpi di stato, dittature, governi militari, guerre civili con l’inquietante corollario di eserciti mercenari e squadroni della morte, la Costa Rica celebra un atto di pace senza precedenti. La festività è stata istituita dal presidente Carlos Alvarado la scorsa primavera in ricordo di un atto rivoluzionario compiuto nel 1948 dall’allora presidente Josè Figueras Ferrer.
In totale gli stati nel mondo che non dispongono di una forza armata sono 21. In genere sono Paesi molto piccoli che hanno affidato la loro difesa a forze armate di stati confinanti. Andorra, per esempio, ha accordi di difesa con Francia e Spagna, Monaco con la Francia, il Liechtenstein ne ha uno con la Svizzera, Islanda, Isole Marshall, Micronesia e Palau affidano la loro difesa agli stati Uniti d’America e gli altri 14 stati estremamente piccoli, per lo più isole del Pacifico, gestiscono la propria difesa senza alcuna forza armata. Il caso della Costa Rica è, invece, completamente diverso perché si tratta di un Paese discretamente grande sia in dimensione che in termini di popolazione e perché è collocato in un’area geografica particolarmente delicata dal punto di vista strategico e di stabilità politica. Ancora più peculiare risulta essere il fatto che la decisione fu presa da José Figueres il quale era a capo di un piccolo esercito rivoluzionario che al termine di una guerra civile lampo riuscì a consolidare una democrazia già stabile fin dal 1871. L’abolizione delle forze armate, viste le condizioni di Paese appena uscito da un conflitto fu, pertanto, la vera grande svolta positiva nella storia della Costa Rica. Questa scelta rappresenta un unicum nel convulso panorama dell’America latina e ne ha determinato un invidiabile sviluppo sociale ed economico. Figueres infatti destinò contestualmente l’intero bilancio delle forze armate a istruzione e sanità pubbliche, tuttora tra le migliori del continente. E i governi che si succedettero, democraticamente eletti ogni quattro anni, proseguirono sulla strada di importanti riforme che furono possibili anche grazie ai fondi risparmiati sugli armamenti. Il Paese oggi vanta uno dei più alti tassi di sviluppo umano in America Latina. Ha una forte diversificazione di produzione ed esportazione di beni e servizi, un elevato livello di istruzione medio, una elevata propensione alla salvaguardia ambientale. Infatti, oltre alla partica antimilitarista, il Costa Rica ha sviluppato anche una particolare sensibilità ambientale. “Circa un terzo del territorio è protetto (parchi nazionali, riserve biologiche ecc.), oltre la metà della superficie è ricoperta da boschi e foreste, l’ecoturismo continua a richiamare visitatori da tutto il mondo: circa il 5 per cento della biodiversità del pianeta è concentrata qui, tra quattro diverse tipologie di foreste tropicali, è considerata il paradiso del birdwatching con oltre 850 differenti specie di uccelli, sulle spiagge dei due oceani vanno a nidificare regolarmente cinque delle otto specie di tartarughe marine a rischio di estinzione, nelle sue acque ogni anno si concentrano le megattere del Pacifico settentrionale nell’epoca in cui partoriscono, giusto per citare alcune peculiarità.” Come si legge in un opuscolo prodotto dall’Agenzia di promozione turistica della Costa Rica. Inoltre quasi tutta l’energia elettrica consumata nel Paese è prodotta da fonti rinnovabili: idroelettrico, geotermico, biomasse, eolico, solare.
Cosa ci insegna l’esperienza della Costa Rica? Intanto che una diversa visone della vita e della gestione della cosa pubblica è possibile. Troppe volte abbiamo considerato utopia un mondo dove le priorità fossero altre che non l’arricchimento di una classe dominante a scapito delle classi subalterne e attraverso lo sfruttamento di risorse di altri Paesi operato facendo leva sulla forza militare ed economica. In secondo luogo ritroviamo in questo modo di pensare e di agire l’insegnamento che è stato di tanti “visionari”, tra i quali Alexander langer, che hanno compreso come l’antimilitarismo, il pacifismo e l’ecologismo siano aspetti della stessa visione della vita. Come ci ricorda Lavinia Bianchi in un articolo pubblicato su questo sito “In proposito, un aspetto peculiare del pensiero “verde” di Alexander Langer è la sua natura intersezionale: ecologia e pacifismo non possono essere considerati separatamente; la pacificazione dell’uomo con la natura e la pacificazione tra le persone non sono separabili.” Nella visione etica della convivenza civile proposta dall’esperienza della Costa Rica ritroviamo tutte le tematiche che potrebbero mettere l’umanità intera in equilibrio e in armonia con l’ambiente naturale e con le relazioni tra popoli e stati. Questo Paese rappresenta, in sedicesimi, ciò che dovremmo avere come obiettivo comune, un mondo dove il rispetto per l’altro e quello per l’ambiente siano l’yin e lo yang del vivere civile.
PS L’Italia intanto va avanti con il programma F-35, il più costoso programma militare mai realizzato. Un nuovo contratto fra il Pentagono e la Lockheed Martin, siglato l’11 giugno 2020, comprende anche un nuovo ordine da 368 milioni di dollari da parte del nostro governo per altri 6 cacciabombardieri F-35. Nello scostamento di bilancio 2021 è prevista la spesa di 6 miliardi per “rinnovo armamenti”. Dopo tutto siamo l’ottavo produttore al mondo di armi.
Roberto Pergameno
Foto: Corriere della Sera