Sguardi dal Burkina Faso – Lei

Lei. Un mantello nero nel caldo torrido. Nulla si intravede del suo corpo, solo un mantello ondeggiante e il suo volto. Il bastoncino stretto tra i denti, lei è aggrappata alla vita come i suoi denti al bastoncino. Il volto attraversato da mille rughe che disegnano percorsi. Solchi profondi e più lievi interrotti da quegli occhi. Quando l’abbiamo incrociata la prima volta, gli occhi vivi ci scrutavano, sembravano dire: vediamo un po’ questi due la natura come li ha combinati. Ha sorriso incuriosita, un po’ ironica. Siamo noi quelli fuori posto nel suo mondo. Ma ogni giorno, al nostro arrivo, il suo mantello ha ondeggiato fuori dal cortile, la mano si è alzata in un saluto accennato, come a dire: ah, siete arrivati. Quando abbiamo preso confidenza Giuseppe ha tirato su la macchina per fotografarla, si è schernita, ma poi ha ceduto. Abbiamo fatto anche delle foto insieme, in posa. E alla fine si è fatta un selfie con Giuseppe. Mi è sembrata la cosa più tenera del mondo. Lei ci ha preso e messo nel suo spazio e si è affacciata un attimo nel nostro, ha sorriso guardandosi nel telefono, il sorriso di chi, forse, raramente ha scrutato il proprio volto nello specchio.

Lei. Un numero indefinibile di anni sulle spalle. Eppure, deve essere stata una giovane sposa, sarà andata all’alba al mercato prima che il sole diventasse troppo forte, avrà girato mille e mille volte la spatola nel pentolone per cuocere la polenta. Avrà strofinato le mani sull’asse del bucato fino a scorticarle, facendo la spola dalla fontana a casa portando il bidone dell’acqua. Avrà partorito, li, in quella casa, avrà urlato dal dolore, ma la speranza di dare alla luce un figlio sano e forte, sarà stata più forte dello strazio del suo corpo. Ci saranno stati giorni in cui non c’era più riso o mais nel sacco, giorni in cui ha digiunato per nutrire i suoi figli con quel poco che era rimasto. Notti in cui ha vegliato i bambini in preda alla malaria, pregando il Signore di non portarglieli via. Forse non tutti i suoi figli sono diventati adulti. Avrà inghiottito le lacrime, ignorato la fatica e il dolore, semplicemente perché non aveva altra scelta.

Lei. Ha vinto tutte le sue battaglie anche quando le ha perse. Ha attraversato l’inferno e il paradiso. Il mantello nasconde le ferite che gli ha inflitto l’inferno, gli occhi riflettono i doni del paradiso. Non le importa quando la morte la verrà a prendere, lei è pronta. Ma ogni giorno cattura la vita respirandone ogni singola molecola, mostrando a tutti i suoi occhi e non le sue ferite.

Testo: Brigida Angeloni
Foto: Giuseppe Burdino

© Giuseppe Burdino

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