Essere consapevoli delle inevitabili manipolazioni dell’informazione è una questione molto importante nel mondo in cui viviamo. Vi parleremo del percorso migratorio della gioventù africana, dal punto di vista di un migrante per libera scelta. Cercheremo di proporre una narrazione diretta e schierata, consapevole e allo stesso tempo umile, parziale, pensierosa.
A raccontare è Ba:
Mi chiamo Ba Mahamadou, sono maliano, sono nato il 17 Dicembre 1991 a Guinina provincia di Kati, Regione di Koulikoro. All’età di 21 anni ho deciso di lasciare il mio Paese e sperimentare la vita del migrante, volevo conoscere e capire, volevo scoprire i sistemi culturali e politici di altri Paesi e, non ultimo, volevo scoprire me stesso. La mi spinta motivazionale è radicata nella mia infanzia, nel clima in cui sono vissuto, nella consapevolezza della necessaria rivoluzione culturale, nella partecipazione critica e attiva a un nuovo modello educativo.
Attraverso lo studio della storia, ho avuto l’illuminazione che ha determinato in maniera significativa la mia motivazione e le scelte future che avrei fatto: la consapevolezza che la povertà che stiamo vivendo è determinata dal passato coloniale.
Partiamo da qui … da una riflessione sulla politica internazionale …
La politica internazionale, europea, e precisamente francese, ha assassinato Gheddafi, saccheggiato la ricchezza libica e danneggiato le loro risorse. E infine ha aperto una rotta migratoria per i giovani africani nel continente europeo.
Il popolo libico terrorizzato dalla guerra e dalla fame e vittima della sua stessa incapacità di liberarsi, si ritrova senza alcun sostegno della comunità internazionale e preda di azioni criminali indicibili.
Un popolo condannato alla sopravvivenza fa tutto il possibile per sopravvivere.
Allo scoppio delle guerre in Libia, i migranti che erano stanziali sul territorio già da anni, sono stati travolti da una crisi inimmaginabile; tornare indietro ormai era impossibile e l’obiettivo prioritario era salvarsi la vita.
Nel mezzo della crisi libica, dunque, l’unica possibilità di sopravvivenza è attraversare il Mediterraneo verso l’Europa. Anche questo è stato un business per i libici: organizzare e fornire supporto logistico per i viaggi migratori.
Questa possibilità di sopravvivenza è diventata un’opportunità unica per realizzare i sogni della maggior parte dei giovani africani.
I migranti stagionali che lavoravano in Algeria sono stati la seconda ondata del flusso di viaggi attraverso il Mar Mediterraneo, verso l’Europa.
Con l’arrivo massiccio della tecnologia nel continente africano, e in particolare con i social network che hanno gradualmente e rapidamente influenzato il movimento dei giovani africani, si è assistito all’esodo attraverso il deserto, la Libia e il Mediterraneo.
Quindi c’è stato un impatto problematico sulla gioventù africana. Perché quelli che non sono stati mandati a scuola e quelli che non sono stati in grado di proseguire gli studi, hanno l’unica possibilità di immigrare in un Paese vicino e infine di trovare una vita alternativa in cui realizzare i propri sogni.
Quindi queste persone che hanno corso il rischio di attraversare la Libia e il Mediterraneo, hanno influenzato negativamente i giovani con le foto sui social network e non hanno detto la drammatica verità di ciò che stavano vivendo. Hanno avuto la responsabilità della distorsione valoriale dei giovani africani; ossia nelle loro menti hanno instillato un discorso come questo: “a che serve studiare nel mio Paese e rischiare di essere povero … quando posso attraversare il Mediterraneo e fare come stanno facendo gli altri? In Europa i soldi sono facili e tutti hanno la possibilità di essere ricchi …” Ecco la grande menzogna.
Quindi tutti coloro che potevano permettersi di pagare le spese di viaggio non hanno esitato a prendere la strada per la Libia. È l’inizio del traffico illegale e della tratta a fini di prostituzione. Tutti i paesi dell’Africa occidentale e dell’Africa centrale hanno sviluppato una catena di traffico clandestino. Con l’arrivo massiccio della gioventù nera africana, la Libia cade nelle mani di criminali che danno luogo ad azioni disumane figlie della corruzione, come incarcerazioni coatte, stupri, omicidi e, addirittura la schiavitù … come tutti hanno visto.
Il problema non è la convivenza tra maghreb e sub-sahara o fra bianchi e neri, il vero problema è relativo alla ferma volontà di bloccare il processo di autodeterminazione del continente africano da parte delle potenze coloniali con la complicità delle potenze mondiali.
Il popolo arabo e i neri hanno sempre vissuto insieme non senza difficoltà … ma in pace.
Questa migrazione è stata calcolata politicamente dai leader del mondo.
Cioè non è mai stata una questione di umanità; al contrario è stata una questione di interesse.
Mutilata l’Africa della sua giovinezza e mantenuta sotto un’altra forma di schiavitù qui in Europa … mantenuta in precarietà e nell’insicurezza, in una nuova forma di colonizzazione in terra del colone, in mano alla burocrazia, all’assistenzialismo, alle cooperative che si arricchiscono sulla pelle dei giovani migranti e distruggono vite …comprese quelle degli operatori sociali in mani a percorsi che non hanno scelto ma che qualcuno a scelto per loro.
Tutto questo obbliga i giovani migranti ad accettare condizioni di lavoro “in nero”: la spirale della documentazione, il paradosso della normativa, la mancanza di servizi e tutele, mettono in condizione i giovani di auto-colonizzarsi e piegarsi a un sistema disumano.
Questo sistema dimostra ai ragazzi la loro inferiorità, riproduce un immaginario razzista e agita l’odio sociale per motivi di propaganda politica.
Riflessione frutto di una condivisione tra Mahamadou Ba e Lavinia