Glicemia canaglia

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Io lavoro per una cooperativa sociale. Guido l’Handybus, il pulmino dotato di pedana mobile per le carrozzine con cui porto a scuola alcuni ragazzi disabili.

Uno di loro si chiama Tommy: è un ragazzo down di 17 anni, con il sorriso gigione e un carattere un po’ fumino. Per Tommy due sono le cose più belle al mondo: la Juve quando vince e Valeria, una bambina di 14 anni bionda e rigenerante come il primo sole di primavera. Anche lei viaggia sul nostro pulmino, ma solo al ritorno, perché la mattina a scuola ce l’accompagna la madre andando al lavoro.

Poiché oggi è San Valentino, e considerato che ieri la Juve ha vinto 3-0 in Champions league e quindi le serotonine sono a palla, Tommy stamattina si è presentato con un’elegante cravatta viola in tinta con la camicia a quadroni, i capelli insolitamente pettinati e in mano un pacchettino regalo per Valeria.

Quando gli ho chiesto cosa c’era dentro mi ha risposto che dovevo farmi i cazzi miei, e quindi per scoprire la sorpresa non mi è restato che aspettare il giro di ritorno, quando saremmo andati a prendere Valeria all’uscita da scuola.

Alle 12:30 eravamo nel cortile della scuola media di Valeria, e Tommy – emozionatissimo – mi ha chiesto di aggiustargli la cravatta, che secondo lui era storta. Secondo me invece no, ma gliel’ho aggiustata lo stesso, per rassicurarlo.

A quel punto il portone della scuola finalmente si apre e appare Valeria, raggiante come sempre sulla sua carrozzina color lilla metallizzato. Mentre l’assistente l’aiutava a raggiungere il pulmino mi sono accorto che sulle ginocchia aveva anche lei un pacchetto regalo, già scartato.

Tutte le evidenze dicevano che Tommy era arrivato secondo, e io ho sentito una stretta al cuore immaginandomi il dramma incombente della sua delusione. Ma lui, evidentemente molto più saggio di me, non si è proprio scomposto: ha salutato Valeria e le ha poggiato il suo regalo in grembo.

Dentro la scatola c’era un peluche rosso a forma di cuore con scritto Kiss me, di quelli con il gommino trasparente che si attaccano ai vetri delle macchine. E poi una collana verde, fatta di perle di legno. Un regalo molto raffinato, a parer mio. E anche di Valeria, che incomincia a ringraziarlo, dicendo di essere commossa e felice perchè un regalo così bello non glielo aveva mai fatto nessuno.

E così, mentre il sorriso da cherubino di Tommy riempie tutto il pulmino, io mi volto, accendo il motore e parto soddisfatto. Anche perché intanto si scopre che l’altro regalo di Valeria non era opera di un pretendente, ma di una bidella, e quindi con San Valentino non c’entrava niente.

Ma siccome l’amore non è mai un processo lineare, la storia non finisce qui.

Per tornare a casa c’è bisogno di attraversare la Pontina. Sono solo un paio di chilometri, ma a quell’ora è trafficata di camion e affollata di prostitute di tutti i colori. Adesso, va bene San Valentino e tutto l’amore del mondo, ma oggi c’è il sole e nell’aria si sente tutta la primavera in arrivo. E Tommy ha pur sempre 17 anni, i brufoli e gli ormoni a manetta. Chiaro quindi che alla fine si distrae e comincia a fissare assorto la sfilata di operatrici sessuali allineate a bordo strada. Non esattamente una condotta da gentleman, insomma, a distanza di qualche minuto appena dall’amoroso regalo di San Valentino. E inevitabile quindi la reazione della dolce Valeria, che però invece di scomporsi inizia a ridere con quella sua vocina contagiosa. Perché lei è fatta così: irresistibile. E consapevole di esserlo.

“Guardalo lì – mi dice con una voce divertita indicando il naso del ragazzo appiccicato al finestrino – L’ho beccato, il romanticone…”

Tommy a quel punto si riprende e, dopo un attimo di smarrimento, si scioglie in uno sguardo malandrino amplificato dagli occhialoni spessi come vetro antiproiettile.

“Ma tu sei più bona!” le dice ridendo, e insieme a lui iniziamo a ridere tutti. Convinti davvero, di tutta quella allegria.

E secondo me è stato proprio quello, e non la collana, che ha fatto innamorare Valeria: l’innegabile sincerità di quella risposta. Tanto che è stato proprio allora che lei gli ha chiesto di aiutarla a spostarle i capelli sul viso, che da sola non ci riusciva. E lui, finalmente, ha allungato le mani e le ha accarezzato il volto, come aspettava di fare da stamattina alle 8, quando è uscito di casa con la cravatta viola, la camicia a quadroni e il regalo in mano.

Testo: Carlo Miccio – originariamente pubblicato sul numero 23 di Toilet- racconti brevi e lunghi a seconda del bisogno

Foto: Marcello Scopelliti – originariamente inserita nella mostra “Corpi naturali/Intelligenze artificiali”

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