Diritto al Sorriso e suoi contrari

Nel corso della Giornata dei Diritti Umani mi è capitato di sentire in tv il leader dell’opposizione parlare di Diritto al Sorriso. Ovviamente, nel suo caso specifico, si trattava di una semplificazione che aveva come unico scopo quello di mettere in difficoltà un governo alle prese con la pandemia, strategia tenacemente perseguita fin dallo scorso otto marzo.
Quello che mi ha sorpreso in verità non è stato il solito atteggiamento distruttivo verso quello che dovrebbe essere l’interesse collettivo – a cui siamo tutti abituati da tempo – ma bensì il disinvolto uso della parola Diritto accostato all’evanescente termine sorriso, proprio nel corso di una giornata in cui si celebrava il valore di diritti reali, concreti e per di più trascritti in una Carta che dal 1948 dovrebbe orientare il comportamento e la legislazione di ogni stato al mondo. Diritti, quelli normati e regolati, che per lo più quel genere di opposizione tende a ignorare: diritto alla vita, alla salute, all’istruzione. Ad essere salvati in mare e anche protetto, se nel tuo paese rischi la vita per i più disparati motivi.

Diritto al Sorriso invece, al di là dell’indubbia efficacia dello slogan, non definisce altro che un sapore vago di felicità, che include tutto quello che passa tra lavoro&salute fino a pandoro&gattini.

In realtà – checché ne dicano film, canzoni e forme di propaganda mirate ad aumentare il consumo di psicofarmaci – la felicità non è un diritto. Nessuna carta o convenzione lo prevede.

C’è un accenno, molto preciso e a mio personalissimo avviso felice, nella Costituzione Americana del 1776, che recita: Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità.

Garantire il perseguimento della felicità non significa garantire la felicità, ma piuttosto garantire gli strumenti per ottenere la specifica felicità a cui ognuno decide di mirare.


Adesso, prendiamo il sogno più banale e stereotipato di sempre: un bambino e il suo pallone.
Nessuna legge, dichiarazione o autorità internazionale è tenuta a garantire a quel bambino la realizzazione del suo sogno di diventare un giocatore di serie A. Ma tante altre dichiarazioni, non solo quella d’Indipendenza Americana del 1776, ma anche la Dichiarazione dei Diritti Universali che si celebrava lo scorso 10 dicembre e quella dei Diritti dell’infanzia, stabiliscono che quel bambino ha diritto a coltivare quel sogno e provare a diventarlo davvero, un campione da serie A. Questo significa perseguimento del diritto alla felicità: offrire ad ogni bambino (con pallone o senza) il diritto di inseguire il proprio sogno, e di costruire se stesso come persona proprio attraverso quella ricerca.
E invece, paradossalmente, proprio questo diritto, nel paese dei panettoni e della serie A, viene negato a tanti bambini e adolescenti. Il diritto ad una pratica sportiva regolare, che apra loro le porte di quel sogno. Non possono a causa della mancanza di una legge sullo ius soli. Pur essendo nati in Italia, frequentando scuole italiane, parlando italiano meglio dei loro genitori nati all’estero, il loro status di non-cittadini non permette alle federazioni sportive di tesserarli come tutti gli altri, impedendogli di coltivare quello che dovrebbe essere un legittimo sogno, e quindi un legittimo diritto.


Quest’ingiustizia, attivamente perseguita dal leader di quell’opposizione che cita il Diritto al Sorriso e al Panettone, definisce forse meglio di qualunque altra cosa il senso reale delle parole di Gino Strada: Il contrario di diritto non è dovere, ma privilegio. Parole citate e ripetute dall’on. Pietro Bartolo al convegno online da noi organizzato insieme al Comune di Latina per l’anniversario della Carta dei Diritti Umani (e interamente visionabile qui): una sintetica ma illuminante definizione a cui ci sentiamo di accodarci volentieri anche noi del Collettivo Primo Contatto, convinti come Gino Strada e Pietro Bartolo che i grandi ideali vadano realizzati attraverso piccoli gesti di pratica quotidiana. In ogni strada, quartiere e città.

Carlo Miccio
Foto: Marcello Scopelliti (Manifestazione Nazionale per il Diritto allo Ius Soli, Roma, 3 ottobre 2020)

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