M.: Le istituzioni … beh! Io non mi sono mai interrogato sulle responsabilità delle istituzioni, né nello specifico sulle istituzioni … per un motivo semplice … perché la legge non è uguale per tutti. E non è mai stata uguale per tutti.
L.: Esplicita … cosa vuoi dire?
M.: Le istituzioni, in particolare la politica dei paesi di accoglienza non si occupa allo stesso modo di tutti e non garantisce equità di trattamento e possibilità. La politica è spesso orientata a difendere posizioni economiche e interessi a discapito delle persone. Ti faccio un esempio; nel 2011, l’allora Presidente francese Nicola Sarkozy dichiarò la politica della “immigrazione scelta”: si seleziona chi può restare sul territorio perché “pronto a lavorare” e chi invece no … dunque rimpatriare gli analfabeti. Perché costa troppo per lo stato francese occuparsi della formazione del migrante, in termini economici e di tempo. Stanno parlando dei migranti africani, specificamente dei neri … non di tutti, ma dei neri. Lo sappiamo che non esiste un Paese al mondo che accetta i neri.
Pensa alle deportazioni africane negli Stati Uniti, gli schiavi hanno lavorato per la costruzione di una nazione eppure … ancora oggi l’odio razziale vive e si riproduce, basti pensare all’ultimo episodio di una aggressione e omicidio di un afroamericano da parte di un poliziotto …
Pensi che quello che dico non sia fondato?
L.: Sì, è fondato. Solo che metti troppa carne al fuoco. Per farti capire bene dovresti evitare di sovrapporre ordini logici. Hai tirato fuori le questioni delle politiche internazionali dei flussi, poi sei passato alle questioni della razzializzazione … io ti seguo e capisco, ma per essere compreso da tutti devi “occidentalizzare” il tuo eloquio … e disciplinarti alla logica cartesiana del Paese che ti accoglie. Ovviamente la mia è una provocazione … per suggerire prudenza nel parlare di tali e tante cose, senza poter arrivare in profondità. Restiamo sulle politiche nazionali … da Sarkozy e Salvini, che ne dici?
M.: No, se restiamo con una prospettiva nazionale e ristretta daremo una visione parziale senza arrivare al cuore del problema. La questione è altra … le istituzioni, in tutto il mondo, agiscono in senso discriminatorio e violento nei confronti dei neri.
L.: Esiste un filone di studi che si occupa proprio di queste questioni … La Critical Race Theory (CRT) nasce come movimento di studiosi neri impegnati a riformulare l’analisi del diritto americano in base alla prospettiva razziale, considerata essenziale per la comprensione della realtà giuridica statunitense.
C’è un volume, in particolare Legge, razza e diritti. La Critical Race Theory negli Stati Uniti, curato da Kendall Thomas (uno dei fondatori del movimento) e Gianfrancesco Zanetti raccoglie e traduce per la prima volta in Europa una serie dei testi più rappresentativi di questo movimento.
Il radicamento della CRT nel contesto americano viene testimoniato dalle ascendenze intellettuali che hanno rappresentato il background di questa corrente. L’albero gene- alogico della CRT, infatti, comprende diverse scuole di pensiero, per lo più di matrice americana: l’orizzonte è infatti circoscritto nel perimetro del giusrealismo e si estende ai Critical Legal Studies (CLS) – di cui viene ripresa l’importanza della politica del diritto – e al femminismo giuridico – dal quale vengono riprese le critiche all’essenzialismo. Tuttavia, a differenza delle più radicali scuole critiche statunitensi, la CRT si confronta anche (e non sempre in maniera negativa), con il liberalismo (di cui apprezza il discorso sui diritti) e riprende i temi di alcuni pensatori continentali (fra i quali non mancano i nomi di Foucault e Gramsci). Si può così inferire che l’insieme degli studiosi che compongono il movimento – l’accesso al quale era permesso, nei primi anni, solo ad accademici neri, per poi essere esteso anche ai white – rappresenti una costellazione comunque variegata, all’interno della quale non mancano i riferimenti ad autori e scuole anche profondamente diverse fra loro (cfr. Goldoni, http://www.dirittoequestionipubbliche.org/D_Q6/contributi/testi_6_2006/rece_03_Goldoni.pdf)
La riflessione CRT è quindi maturata nel confronto con molteplici punti di riferimento intellettuali, dando luogo ad alcuni autonomi percorsi di ricerca; in sintesi, le speculazioni sono rappresentate da due correnti principali: da un lato, l’analisi materiale della situazione di fatto in cui versano i gruppi marcati da una logica razziale (qui rappresentata dallo storico saggio di Derrick Bell, La convergenza degli interessi e i diritti civili in America); dall’altro lato, l’analisi del “discorso” che si produce nel mondo del diritto attorno alla razza, a partire dalla quale si sono poi pensate ulteriori intersezioni delle diverse condizioni di emarginazione come, ad esempio, quelle con il genere sessuale.
M.: La discriminazione predispone e riproduce l’oppressione: l’oppressione è la vera tragedia dell’umanità. L’oppressione nasce dalla mancanza di equità sociale e dalla mancata tutela dei diritti. E sai cosa succede? Che chi subisce ingiustizie e non sa come difendersi … cade nella trappola dell’aggressività. Si difende nell’unico modo che conosce, con la violenza e così, riproduce a sua volta il copione del colpevole, del violento, di quello che non sa pensare e che non è evoluto … è questo che i politici aspettano per rappresentare politicamente queste persone. È quello che ha fatto Salvini. Salvini ha cavalcato l’onda e ha avuto la forza di dire a gran voce quello che l’80% degli italiani pensava … ha fatto propaganda per far passare la migrazione come la vera problematica degli italiani. Cioè io lo capisco … viviamo in un mondo di incapacità personale e di insoddisfazione.
L.: Sì, il famoso capro espiatorio. La politica ha costruito ad hoc un abito fatto di narrazioni tossiche e propaganda.
M.: Il Sindacato promuove la tutela dei diritti ma non parla mai alle persone (ad esempio i braccianti, le vittime dello sfruttamento e del caporalato ecc… io personalmente penso che i sindacati siano i primi a sfruttare le persone, prima ancora dei caporali) della propria responsabilità individuale e dei doveri civili. Non si può parlare solo di diritti senza promuovere anche la consapevolezza dei propri doveri. Perché non scegliamo un giorno dell’anno che diventi il “Giorno della Responsabilità”?
L. … interessante e che giorno proponi?
M. Il 5 Giugno, come le cinque “stelle” che ispirano la nostra lotta: Angela Davis, Martin Luter King, Malcom X, Nelson Mandela e Mahatma Ghandi.
L. Queste 5 stelle hanno qualcosa in comune … secondo te qual è stato il motore motivazionale?
M. Sì, l’istruzione … ne parliamo la prossima volta … restando nell’ignoranza, restando nella caverna, non si può prospettare una rinascita civile e uscire fuori a guardare il cielo.
Mahamadou Ba e Lavinia