L’Umanità al potere

“A poche ore dall’inizio dell’attacco russo all’Ucraina – come ha sottolineato Luigi Manconi – lunghe file di profughi già si ammassavano ai confini con la Polonia e la Moldavia.”

L’immagine di civili in fuga dai bombardamenti verso frontiere che garantiscono maggior sicurezza è una costante che ricorre in ogni conflitto militare al mondo, e le drammatiche vicende dell’Ukraina ce lo ricordano ancora una volta.

Questa volta vari motivi ci impediscono, al contrario di quanto succede in altre occasioni, di ignorare il conflitto militare e le sue tragiche conseguenze: la vicinanza geografica, la presenza di una numerosa comunità ucraina in Italia con i cui membri molti di noi hanno relazioni quotidiane, la dimensione economica del conflitto che promette pesanti ripercussioni sulla nostre bollette e, non ultima, una costante mediatizzazione del conflitto che produce un flusso H24 di cronache delle violenze militari, che dalle zone di guerra arrivano in tempo reale direttamente nelle nostre case.

Sotto un certo punto di vista, tutto ciò dovrebbe aiutarci a comprendere meglio anche le guerre invisibili che insanguinano altri paesi nel mondo – dal conflitto in Mali di cui ci siamo occupati recentemente a quelli che infiammano il sudest asiatico in Indonesia o nelle Filippine – e porci la domanda a cui non è possibile sfuggire in queste occasioni: cosa possiamo fare noi?

La risposta è proprio nell’immagine di quelle file di profughi che si ammassano lungo le tante frontiere del pianeta Terra, a ricordarci che altri mondi – peggiori di quello in cui viviamo noi – sono possibili. Accoglierli, al di là di quali siano le motivazioni politiche di ogni conflitto, è esattamente il pezzetto che possiamo fare noi, che viviamo dove la guerra (al momento, viene da dire) ancora non c’è.

Va da sé che davanti all’elementare evidenza di questo ragionamento già siano iniziati i distinguo da parte di chi considera la parola accoglienza un valore da contrastare: non sorprende che alcuni rappresentanti politici abbiano già sottolineato che questa volta si tratta di “profughi che fuggono da guerre vere” – e non inventate, come sembrerebbe suggerire riguardo a tutti quei conflitti su cui le nostre telecamere non sono costantemente puntate. E neanche sorprende che a farlo sia proprio chi ha predicato per anni il respingimento come unica soluzione del problema dei profughi alle frontiere, tagliando non appena si è potuto i finanziamenti ad ogni tipo di struttura orientata all’accoglienza. Strutture a cui si rivolgono profughi da tutto il mondo, tra cui proprio gli ucraini costituiscono da almeno dieci anni la comunità europea più numerosa – 1839 nel 2019, secondo i dati del Ministero degli Interni. Un segnale chiaro di quanto la situazione ucraina covasse sotto le ceneri da molto tempo, ma soprattutto del criterio morale che ha animato le politiche – anche emergenziali – di accoglienza di molti, troppi governi di tanti colori della nostra repubblica: un criterio secondo il quale le uniche guerre vere sono quelle che ci toccano da vicino e su cui accendiamo le nostre telecamere.

Anche per questo manifesteremo su invito dell’A.N.P.I. domani alle ore 10 in Piazza del Popolo a Latina per un immediato cessate il fuoco, per la pace in Ukraina e soprattutto per riportare l’Umanità al Potere. Sempre e ovunque.

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