Storia del dottor Korczak e dei suoi bambini
In occasione della Giornata della Memoria avevamo in programma la presentazione di un volume particolare. Una graphic novel che racconta la straordinaria storia del Dottor Korczak, un educatore polacco che davanti alla barbarie dell’olocausto ha deciso semplicemente di rimanere fedele a sé stesso e alle sue convinzioni.
Purtroppo, le attuali condizioni pandemiche ci hanno indotto a rimandare l’evento a tempi migliori: è nostra convinzione che in un momento di massima precauzione collettiva ognuno debba fare la propria parte, e di conseguenza non abbiamo ritenuto opportuno organizzare una presentazione in quelle modalità.
In attesa di tempi migliori, abbiamo pensato che fosse giusto comunque iniziare a parlare oggi di questa incredibile storia, tradotta in italiano da Paolo Cesari per le edizioni Orecchio Acerbo.
Atto rivoluzionario e radicale: seguire i bambini nell’ultimo viaggio e, con loro, percorrere consapevolmente la via del non ritorno.
Henryk Goldszmit medico e pedagogista, fondatore della Casa dell’Orfano a Varsavia, adotterà il nome di Janusz Korczak, eroe di un popolare romanzo polacco sulla vita del condottiero Jan Sobieski. Nel 1929 pubblica la sua opera fondativa, il manifesto dei diritti dei bambini: Prawo dziecka do szacunku (Il diritto del bambino al rispetto), un testo ancora insuperato. Inizia a insegnare Pedagogia all’Università libera di Varsavia e pubblica Prawidła życia (Le regole della vita). Appare opportuno esplicitare che le opere di Korczak sono alla base della Carta internazionale dei diritti del fanciullo del 1959.
Korczak ha incarnato una potente svolta nella storia della pedagogia occidentale e dei diritti dell’infanzia. Precursore delle lotta a favore della giustizia sociale e della tutela dell’infanzia, nel libro Come amare un bambino (1914, pubblicato nel 1929), Korczak richiedeva proprio la costruzione di una Magna Charta Libertatis dei diritti del bambino.
“Non calpestare, non umiliare, non fare del bambino uno schiavo di domani; lasciar vivere senza scoraggiare né strapazzare né far fretta” (Janus Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni editrice, p.59).
E ancora: “Voi mi dite: “Siamo stanchi di stare con i bambini”. Avete ragione.
E dite ancora: “Perché dobbiamo abbassarci al loro livello. Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci”.
Vi sbagliate. Non questo ci affatica, ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti. Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci. Per non ferirli.“
Janusz Korczak non abbandonò mai i “suoi” bambini … salì con loro sul treno che li avrebbe condotti alla fine.
Se le pedagogia è la scienza della formazione e della trasformazione, se la giornata della memoria ci insegna a proiettarci in un futuro possibile e difendere i diritti di tutte e tutti, allora la generatività di questo atto diventa stella polare.
testo: Carlo Miccio e Lavinia Bianchi
illustrazioni tratte da: L’ultimo Viaggio, di Irène Cohen-Janca e Maurizio A.C. Quarello. edizioni Orecchio Acerbo