Vorrei chiederti

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Quando mi guardi
Con quegli occhi salati
Vorrei chiederti cosa si prova.
Ma poi penseresti
Che non sia stata sincera
Mai,
dall’utero alla tua schiena.

Ti spiego però come lo vedo
E tu dimmi se un po’ di quel che dico è vero:
Forse il rosso sfacciato di un tramonto
Che senza il nostro permesso
Si spalma sui muri di ogni casa
(Tu hai aperto la porta ignaro,
Io ho perso – di nuovo – la chiave).

Dimmi anche
che basterebbe un soffio
Per riconoscere il tuo fiato tra cento
Ed amarlo
Come si brama la voce dei profeti,
Un cantico dei non voluti.

Allora finirebbe questa mancanza di Dio
E ci sarei, dove sono io.
Sarei senza pensarci
Una coppa di sorrisi
Potente e mai stanca,
Sempre poco, sempre abbastanza.

Sarebbe, dimmi ancora,
Come parlare di te
con le parole oneste di un bambino
Con il corpo che esulta
Senza difese
Né promesse disattese

Di una cosa ti dico di esser certa:
Quando sentirò in me
La stessa urgenza
che mi conduce al mare
Quello sarà finalmente
Il mio turno di saper amare.

Poesia e illustrazione di Silvia Palamara

© Silvia Palamara

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