Il Grand Tour dei dannati della terra?

M. Parliamo dei progetti e dei piani futuri dei migranti

L. Bene, iniziamo allora a immaginare una prima domanda relativa ai destini, al mandato migratorio e agli attesi imprevisti: secondo te, tutti i ragazzi che vengono in Italia vogliono tornare nel loro Paese o c’è anche chi invece non ha l’obiettivo di rientrare?

M. Dipende. Ci sono tanti ragazzi che vogliono rimanere in Italia, in Europa e in diversi Paesi e loro non hanno pianificato di ritornare indietro. Poi ci sono altre persone che vogliono tornare, costruire una vita e portare avanti il proprio progetto … molti progetti erano irrealizzabili, ma con l’esperienza di vita del viaggio, loro credono che tutto sia possibile e realizzabile.

L. Quindi il viaggio diventa uno strumento per avere fiducia in se stessi e per avere nuove competenze … potremmo dire che il viaggio è un viaggio formativo che poi permette al migrante di tornare e ricostruire la sua vita: il viaggio quindi ha un valore positivo finalizzato al miglioramento.

M.  Viaggiare ti apre la mente, vivere in prima persona non è come leggere sui libri qualcosa… il valore della scoperta, dell’esperienza e della formazione non sono comparabili a nessuno studio o “sentito dire”.

L: Ti faccio un’altra domanda prima di proseguire: conosci il Grand Tour? 

M: No

L: … O meglio, una specie di “grand tour”…diciamo che, dell’originario Grand Tour  –che era un lungo viaggio nell’Europa effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città – resta solo la destinazione: l’Italia. Ma questo assomiglia di più a un grand tour dei dannati della terra, come direbbe Fanon (cfr. Bianchi, 2019). Ti faccio ancora un’altra domanda, secondo te i percorsi e gli obiettivi possono modificarsi nel corso della vita o, invece pensi che sia “naturale” e forse sia “meglio” avere un’idea fissa … oppure la vita può farci cambiare direzione ?

M. Bella domanda! la vita fa cambiare direzione tutti i giorni .. perché tutti i giorni si aprono delle opportunità, si aprono altre strade che non si poteva mai pensare o immaginare. Ma attraverso il percorso della vita si può cambiare tutti i giorni la direzione di una traiettoria progettata. Gli esseri umani cambiano ed evolvono ogni giorno, non possiamo neanche immaginare quanto sia “umana” la nostra agilità nel cambiare rotta e prospettiva. Il cambiamento è una continuità infinita.

L. Anche io credo che gli obiettivi nel corso della vita possano cambiare ma questo è un altro discorso … ora lascio a te la parola in merito al tema di questa nostra riflessione. Parliamo di te … Tu vorresti tornare e quale sarà la prima cosa che farai?

M. Sì Io vorrei tornare a ritrovare la terra che mi ha visto nascere e crescere e che mi ha educato 16 anni gratuitamente. Mi sento in dovere nei confronti del mio Paese. Io sento nel più profondo di me di dover ricompensare il mio Paese; io devo qualcosa al mio Paese. 

Oltre a questo, l’ Italia è un bel Paese che mi piace un sacco … ho incontrato delle persone meravigliose, delle persone che ti cambiano la vita, delle persone che ti dimostrano che tutto quello che hai pensato … non è così!! Persone che possono portarti oltre quello che hai immaginato. Nonostante questo, sento comunque di essere un nero tra bianchi … tutti i giorni questo mi ricorda che il loro sguardo si posa su di me ed è come se io sentissi “chi sei … da dove vieni” …. Perché sei qui?

L. Voglio dire qualcosa … ci sono altre forme di discriminazione che subiscono i bianchi tutti i giorni … ma non tutti i bianchi … solo una certa categoria di bianchi … quelli poveri, i diseredati e soprattutto le donne. Essere donna è già uno stigma. Le persone ti guardano con occhi diversi … perché ti vengono, di fatto, proibite tutta una serie di azioni e di scelte libere anche in un Paese che si presenta come democratico e progressista. Questo posto è ancora intriso di potere patriarcale, lo sguardo che crea la differenza, lo sguardo che indaga e che ravviva vecchie ideologie svalutanti. È un po’ come se si vivesse sempre in un doppio legame; sei qui eppure ti senti respinto.

M. Se il Paese di approdo non ti permette di restare, che senso ha tutto?Tutta la speranza, di fatto, lascia il posto alla delusione per non avere la possibilità di riprogettare la propria vita. In Italia non c’è un sistema che permette di “restare” … restare significa restare nella precarietà. Tanto vale tornare a morire tra le bombe del proprio Paese.

L. Sembra il mito di Sisifo … una continua sfida faticosa e logorante. Sembra di aver raggiunto la meta, invece le innumerevoli frustrazioni, gli impedimenti, le traumaticità si ripresentano imponendo di “ricominciare daccapo”. È una situazione esistenziale logorante, alienante e disumanizzante.

M. Ci sono solo due possibilità: o tu-Stato accogli una persona oppure la respingi. Mantenere le persone nel dubbio, le persone che sono in attesa di sapere se avranno il permesso di soggiorno e saranno regolarizzate oppure no, ecco … questa forma di attesa è la forma più grave di violenza umana che uno Stato può commettere.

L. La tua lettura è chiara ed è assolutamente comprensibile. Purtroppo, però, per ogni problema complesso, dare una lettura semplificante, lineare e dicotomica equivale a non dare una lettura prospettica.

M. La proporzione tra rischiare la vita in mare e restare anche sei anni in attesa di sapere se sarai respinto oppure no … È qualcosa di disumano. Lo Stato deve saper anche dire “no”, non puoi restare … vai in un altro posto a cercare i tuoi diritti … è l’attesa, è il limbo ad essere una violenza disumana. Capisci … essere chiari non è brutto! Significa onestà. Invece trattenere le persone nell’incertezza permette di lucrare, di stagnare e intanto di prendere tutti i vantaggi di una accoglienza finta e momentanea. E i vantaggi, come sai, non sono certo per i migranti

Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice. Il mondo in sé, non è ragionevole: è tutto ciò che si può dire. L’abisso che c’è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato. Albert Camus

Lavinia e Mahamadou Ba.

Foto di Marcello Scopelliti

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