La guerra dei bambini

L. :   Affrontiamo un discorso che mi sta molto a cuore, da pedagogista, da mamma, da insegnante …  forse solo da essere umano “così”.  Mi interrogo spesso su come possano crescere i bambini nei paesi afflitti dalla guerra. Pochi giorni fa, il nostro compagno Roberto ci ha raccontato della scuola in Yemen … e allora ti chiedo, dimmi come crescono i bambini nati in territori di guerra?

M. : La prima cosa da dire è che i bambini che nascono in territori di guerra non hanno nessuna educazione. La condizione in cui nascono e crescono è una condizione di emergenza; loro vedono i loro parenti sempre armati e sempre pronti a uccidere o a essere uccidere. 

Molti bambini sono orfani e altri sono figli di assassini.

L.: Quindi, la mia domanda è sbagliata … non si può parlare di educazione, è più opportuno dire come sopravvivono quei bambini. L’educazione è un privilegio di chi ha la fortuna di nascere in un territorio di pace

M.: Se vuoi parlare in termini di educazione, possiamo dire che la sola educazione che loro hanno ricevuto è ODIO.

L.: Dimmi cosa hai visto

M.: Nel 2014 sono stato in Algeria, in una città vicina alla frontiera, Tamanrasset, la prima grande città che i migranti provenienti da Mali e Niger incontrano. In questa città ho visto tantissimi bambini provenienti dal nord del Mali che vivono lì ma completamente distrutti. Distrutti perché durante la guerra sono stati bambini soldato … bambini drogati.

Drogati per combattere

L.: Che età avevano e che sostanze, gli venivano somministrate?

M.: L’età non la posso definire, ci sono di diverse età … dai 12 anni in su e sono dipendenti, usano qualsiasi sostanza, dalla colla per biciclette a tutto quello che ti viene in mente. Si organizzano in bande, sono violentissimi e la notte in alcuni quartieri non si può accedere: loro terrorizzano chiunque e sono disposti a tutto per avere soldi per la droga. Ormai non possono lavorare, sono reduci da una guerra che li ha resi dei fantasmi.

L.: Un dolore allo stomaco e … il vuoto. Dalle tue parole, mi sembra di intuire che questi fantasmi, ancora minorenni, siano persi … che non ci sia possibilità di recupero e assistenza per loro …

M.: Non è possibile recuperare questi bambini … io non ho visto proprio nessuna possibilità di recupero.

Un bambino che nasce dalla guerra, cresce nella guerra, drogato e obbligato a fare tutto, non ha speranza. Sono senza genitori, senza un modello. La sola via di uscita è la violenza.

L.: Pensavo … se per loro non c’è speranza, per chi nasce e cresce in un Paese militarizzato, come il tuo, in cui la guerra non è sempre aperta, ma è sempre presente … che speranze ci sono?

M.: Zero speranza. Niente

L.: Chi educherà gli ineducabili?

Mahamadou Ba e Lavinia B.

Foto di Marcello Scopelliti

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