La responsabilità del Paese che accoglie e la responsabilità delle persone che approdano: dialogo tra Mahamadou e Lavinia.
La politica è la sola responsabile della crisi migratoria?
L._ La politica ha la grave responsabilità di non garantire diritti uguali per tutti; faccio un esempio se consideriamo la separazione tra migrante economico e richiedente protezione internazionale, già in questo il Legislatore, assume due riferimenti e due metri diversi … un Paese che non garantisce equità e giustizia sociale, ha sì delle enormi responsabilità nella gestione della crisi migratoria.
B._ La responsabilità non è solo politica o solo dello Stato o solo dei cittadini: la responsabilità dei migranti (sia economici che RPI) è quella dell’integrazione; cioè avere la motivazione a imparare la lingua, conoscere il territorio ed entrare in relazione con gli autoctoni. Ma questo non può accadere se una persona si piange addosso … “sono nero … e per questo svantaggiato” oppure “sono bianco e ho diritto alla precedenza negli aiuti nel mio paese”
L._ Integrazione è una parola che non mi piace. Integrazione è un termine che non piaceva nemmeno a Sayad (1999, 2001) … no, non ci sto. Ancora a parlare di integrazione? Un Paese che accoglie e valorizza la cittadinanza attiva, parla … semmai di inclusione (e neanche ne sono convinta) ma sicuramente si pone in una prospettiva interculturale.
B._ Prendiamo l’Art. 2 della Costituzione italiana … la scuola è un diritto di tutti … allora diventa una scelta da parte dei migranti andare a scuola o andare in campagna. Dopo di essere stato salvato dal mare, non aspetto da nessuno di essere ancora salvato. È la mia responsabilità di essere indipendente …. La persona che ti sfrutta non ti aiuterà mai ad avere i tuoi diritti.
L._ Hai ragione, capisco. La responsabilità è di tutte le parti del sistema: quella individuale, del migrante che deve necessariamente de-colonizzarsi e poi, quella dello Stato nelle sue sfaccettature, che deve garantire uno “stato di diritto”.
Però non sono d’accordo sulla questione della campagna … Se i migranti accettano di andare in campagna è perché non hanno altra scelta! Devono mangiare, devono poter scegliere se spedire (o no) i soldi alle famiglie, non hanno il tempo e le energie per dedicarsi alla scuola …
B._ Tu pensi davvero che una persona che ha attraversato il deserto, il mare ed è sopravvissuto in prigione abbia come primo pensiero il cibo? Sai quanto datori di lavoro in campagna sfruttano i ragazzi? Se un ragazzo prende la sua responsabilità e impara la lingua per comprendere i suoi diritti … pensi che poi il datore dio lavoro potrebbe continuare a sfruttarlo? Sai quanti ragazzi sono buttati per strada perché non sanno come reclamare i loro diritti? E sono accolti in centri gestiti da cooperative, senza nessun sostegno da parete dei loro compagni di viaggio … Vediamo anche la questione della coesione dei migranti …
… scegliere come investire i pochi soldi che spettano ai ragazzi deve essere una valutazione autonoma … nessuna persona o cooperativa può decidere al posto dei ragazzi (un amico che vive in un centro a Roma riceve solo ricariche telefoniche … questa è una mancanza di umanità è voler schiacciare la libertà individuale).
L._ Io penso che i deserti nella vita li passiamo tutti. Le prigioni libiche esistono dappertutto, il contesto è diverso ma la sofferenza è analoga. Quindi, ho da dirti qualcosa …
Il sistema predispone alla corruzione, all’improvvisazione e manca di controlli. Le cooperative fanno e disfano, le falle nella normativa e nella burocrazia consentono manipolazioni … ed ecco che tutti diventano nemici di tutti. Caporali che invece erano compagni di viaggio e vendono i loro fratelli. Amici che diventano traditori della compattezza etnica. Succede perché manca uno Stato di diritto. Poi parleremo di responsabilità individuali. Ah! E poi … la scuola non è davvero per tutti …
B._ Io non credo che manchi il controllo … i controlli ci sono sempre stati ma … il problema è che a loro non importa nulla delle nostre condizioni di vita, perché loro credono che noi meritiamo di vivere in questa merda. Io sono d’accordo con tutto quello che tu hai detto ma … io credo alla autonomia personale di ogni individuo e non penso che essere migrante non debba diventare un pretesto … per restare nello stato di bisogno, non essere autonomo e linguisticamente capace.
L. _ Italo Calvino, nelle città invisibili conclude dicendo che all’inferno dei vivi, bisogna imparare a convivere con le difficoltà e salvare solo quello che inferno non è … scegliendo ogni giorno di recuperare le energie dalla bellezza e dalla consapevolezza.
B._ La vita è una questione di scelte, infatti. Una persona sceglie di accettare il dolore e la fame e di andare a imparare per avere una sua autonomia. Oppure una persona sceglie di essere sfruttata in campagna e sottomessa per tutta la vita. Siamo noi a decidere quale sofferenza si sceglie.
Homo homini lupus.
L._ Infondo, tutti scegliamo, sempre, ogni giorno anche accettando le sofferenze. L’importante è scegliere per la nostra crescita e lo sviluppo della nostra dignità.
L._ B._ non dovremmo lottare per la libertà, la libertà ci spetta per nascita … come appartenenti alla razza umana e cittadini del mondo.
Mahamadou Ba e Lavinia