Molto rumore per nulla

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Qualcuno, credo, si sia illuso che nel testo di riforma del regolamento di Dublino annunciato da Ursula von der Leyen ci sia chissà quale grande cambiamento, una sorta di riforma epocale della politica sull’immigrazione finalmente adottata dalla CE. Chi di questi argomenti si occupa professionalmente o come attività di volontariato ha visto però deluse le aspettative di un drastico cambio di orientamento della Commissione Europea. A sentire le reazioni di una parte non irrilevante dei componenti dell’Unione e il silenzio ambiguo degli altri, i diritti delle persone migranti continuano ad essere l’ultima delle preoccupazioni alla base di questo documento. Si veda ad esempio il rifiuto indignitoso dell’obbligo di accettare la ripartizione dei rifugiati come atto di solidarietà intercomunitaria dei Pesi cosiddetti “Visegrad” e non solo loro. A questo indegno atteggiamento la bozza di riforma oppone una sorta di mercanteggiamento cancellando il vincolo a favore di una sanzione economica, una sorta di mancetta offerta ai Paesi “buoni” o “buonisti” che dir si voglia. La Comunità Europea così facendo baratta il riconoscimento di diritti fondamentali con la collettivizzazione dei costi di gestione sia degli arrivi che dei rimpatri. La solidarietà, questo patto, la esprime solo verso i Paesi mediterranei per alleviare la pressione degli arrivi o, come abbiamo visto, il costo materiale della gestione degli stessi. Di solidarietà verso i migranti non v’è traccia. Viktor Orban (e con lui tutti i sovranisti) ringrazia. E lo fa davvero, con una intervista a Repubblica nella quale si dichiara soddisfatto della cancellazione dell’obbligo di accoglienza (una popolarissima espressione romana che non riporto per decenza avrebbe accolto appropriatamente una tale affermazione).  Ma c’è dell’altro. I Paesi accoglienti vedranno arrivare i migranti dopo che il Paese di prima accoglienza avrà effettuato il primo screening con il rischio che questa procedura duri, come accade di norma in Italia, un tempo indefinitamente lungo.

La critica più profonda che si può avanzare a questa bozza di riforma (che si spera verrà modificata in meglio in corso di approvazione), risiede nel fatto che il fenomeno migratorio viene preso in considerazione solo nel suo atto finale, l’arrivo sul territorio comunitario dei migranti. Nessuna traccia della situazione libica dove migliaia di migranti vengono tenuti in ostaggio da milizie armate. Nessuna presa di distanza dagli accordi con la Libia, alla quale è stato concesso la gestione della SAR più ampia della storia allargando di ben 62 miglia nautiche la competenza delle autorità locali utilizzando peraltro motovedette fornite anche dall’Italia (con le stesse motovedette e per opera delle stesse milizie di cui sopra sono attualmente sequestrati due pescherecci e nove marinai della flotta di Mazzara del Vallo). Non v’è traccia di possibili corridoi umanitari a favore dei rifugiati da Paesi in conflitto. Nessun accenno alla necessità di tenere costantemente aperti i consolati nel resto dei Paesi favorendo un flusso ordinato di persone secondo i dettami delle convenzioni e dei trattati internazionali a cominciare dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che non contempla, peraltro, barriere tra migranti “economici” e rifugiati. Un’altra occasione persa o, come direbbe William Shakespeare, molto rumore per nulla.

Roberto Pergameno

Foto: Marcello Scopelliti

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