L’eco sottile della crisi politica in Mali

L.: Puoi aiutarci a capire cosa sta succedendo in Mali? Da quattro giorni abbiamo notizie di un colpo di Stato e della deposizione del Presidente.

M.: Io vengo da Kati. In Kati c’è il più grande campo militare del Mali, sta solo a pochi kilometri dalla capitale Bamako. Martedì 18 Agosto 2020 i militari hanno arrestato il Presidente della repubblica Ibrahim Boubakar Keita e il Primo Ministro Boubou Cisse e li hanno portati a Kati.

Hanno forzato le dimissioni del Presidente. 

L.: In Italia l’eco della crisi arriva dal web, dalle notizie che si trovano in rete … Apprendiamo che la situazione è degenerata alla fine di Marzo, pochi giorni prima delle elezioni, quando uno dei leader dell’opposizione, Soumaila Cisse, è stato sequestrato da uomini armati non identificati. Contro il Presidente Keita e il suo partito – alle accuse di non saper garantire la sicurezza e la tutela dei diritti dei propri cittadini si –aggiungono quelle di avere praticamente falsificato e rubato le elezioni. Alla fine di aprile, infatti, la Corte costituzionale del Mali aveva ribaltato gli esiti elettorali relativi a 31 seggi parlamentari, permettendo così al partito di Keita di avere la maggioranza in parlamento.

I principali partiti di opposizione si sono prontamente riorganizzati, collaborando con gruppi della società civile, e formando una nuova alleanza chiamata “Movimento del 5 giugno”, che iniziò a chiedere le dimissioni di Keita. Il 5 giugno scorso c’è stata una protesta antigovernativa a Bamako guidata (in particolare) da un leader musulmano maliano, Mahmoud Dicko, seguita da altre proteste, continuate nonostante la promessa di Keita di fare riforme politiche.

Il 10 giugno c’è stato l’insediamento di nove nuovi giudici della Corte Costituzionale, risultato della proposta dell’ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) di risolvere la crisi. Come ha notato tra gli altri Nicolas Hacque, giornalista di Al Jazeera esperto di Mali, i nuovi giudici erano però stati nominati da un alleato di Keita: la nomina ha alimentato l’idea tra i manifestanti che Keita stesse abusando del suo potere (cfr. “Il Post”, 19 Agosto 2020).

Non sono ancora chiari i motivi per cui l’esercito abbia deciso di compiere il colpo di stato contro Keita. Tra le altre cose, si è parlato di mancato pagamenti degli stipendi e una generale insoddisfazione legata al continuo conflitto contro le forze jihadiste in alcune aree del paese.

… Ma dimmi, queste informazioni sono accurate e rispondono alla realtà?… E, dimmi ancora, secondo te perché è accaduto questo? Sappiamo che da oltre 20 anni il Mali è dilaniato da una guerra civile … 

M.: è un problema profondo e complesso. Le informazioni non sono corrette e ne riparleremo con la dovuta attenzione e cura.

Dicevo … è un problema complessissimo, se avrai pazienza, ti racconto quello che so io

L.: Dimmi

M.: Sin dall’ indipendenza del 1960, i poteri si sono susseguiti tramite colpi di stato e gestioni militari; i Paesi colonizzati dalla Francia non sono mai stabili. Qualsiasi Presidente non può riuscire a metter fine allo sfruttamento legalizzato ad opera del colonizzatore: in realtà la popolazione resta nella miseria e l’autonomia non corrisponde a una vera emancipazione del Mali. I Presidenti che si sono succeduti al governo non sono riusciti a metter fine a questa spirale di incertezza.

Un popolo schiacciato dalla povertà, che non riesce a gestire il sostentamento minimo, non può far altro che la rivoluzione. La povertà estrema e immobile del Mali, nonostante le sue innumerevoli risorse, è la più grave forma di disumanizzazione alla quale stiamo assistendo.

Da molti mesi la popolazione è in rivolta: le manifestazioni per chiedere le dimissioni del Presidente sono state numerose. 

Ci sono diversi ordini di problemi interni; tra i quali:

  • La popolazione ha protestato perché la scuola è stata chiusa molti mesi
  • al nord i militari vengono uccisi dai terroristi (dai nordisti) ma in realtà è una guerra armata e finanziata dai francesi con la complicità dei poteri europei.

Il nord del Mali è molto ricco e, causare una guerra, indebolisce permettendo di attingere alle risorse indisturbati. Inoltre è un territorio strategico perché confinante con Libia, Marocco, Burkina, Niger, Algeria, Mauritania ed è facile far sparire persone e corpi in un territorio aperto …

L. Ma il Mali non confina con il Marocco?

M. Le carte geografiche sono sbagliate; sono il frutto della mente coloniale e non corrispondono alla realtà. L’Africa appare come una scacchiera, lontanissima dal territorio oggettivo.

L.: Dividi et impera … 

E poi … La Francia è lo stato straniero con la maggior presenza militare nella regione del Sahel: circa 5mila soldati, oltre che diverse basi da cui vengono gestiti droni sofisticati.

M. Sì, mi è chiaro. Questa disintegrazione del Paese contribuisce ad alimentari i flussi migratori verso l’Europa. Consideriamo anche che il deserto del Mali rappresenta una delle possibili rotte di armi e droga; si capisce che il controllo dei territori è un bene prezioso dal punto di vista economico … ragione per cui (tra le molte altre) la gestione del Paese non è lasciata al governo del Paese.

L.: Stai dicendo che la complessità e la profondità di problemi interrelati sia anche dovuta al controllo dei territori?

M.: Sì, certo.

L.: Torniamo a questi giorni, aiutiamo il lettore a capire … i militari che hanno deposto il Presidente cosa propongono in sostituzione, quale alternativa per il Paese? Tu lo sai?

M.: Sono passati solo due giorni …  I militari stanno collaborando con l’opposizione per mettere in piedi delle elezioni.

L.: Come interpreti tu, il fatto che di nuovo siano i militari protagonisti delle azioni governative?

M.: Sarà sempre così. È una cosa già prospettabile per il futuro … se non cambia il sistema profondamente e se non ci sarà indipendenza vera … sarà sempre così.

L.: Immagina di essere un decisore politico, cosa prospetteresti per il tuo Paese? Quali azioni e quali non metteresti in campo?

M.: La prima cosa da fare, immediatamente, è rivedere la Costituzione. La Costituzione deve essere riscritta per il popolo e vietare che i militari possano fare nuovi colpi di Stato. 

La seconda è uscire nel CEDAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale).

La terza è di rompere tutti gli accordi con i Paesi Europei. È la sola soluzione per il Mali per uscire da questo labirinto coloniale

L.: Non ho le competenze per poter argomentare, mi limito ad ascoltare … tuttavia temo che interrompere il dialogo con tutti i Paesi Europei sia un’azione forse utile ma controversa …

Mahamadou Ba e Lavinia B.

Foto: A French soldier searches a man during an area control operation in the Gourma region during Operation Barkhane in Ndaki, Mali, July 27, 2019. [Benoit Tessier/Reuters]

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