Dal Mali all’Italia, passando per l’intero pianeta, cercando di prospettare una “comunità di destino terrestre”1
Lavinia: Quante sono le guerre nel mondo? Ecco, mi chiedo questo, quante sono le guerre nel mondo. Mi metto a cercare. Mentre la questione ucraina invade la nostra cronaca, nel mondo ci sono … un numero consistente di conflitti aperti. Lungi dal voler comparare o sminuire i fatti recentissimi che coinvolgono l’Ucraina – il cui confine dista solo 1.625 chilometri da Trieste – l’intento è di avere una visione sistemica e complessa della nostra contemporaneità liquida.
Alla ricerca di interdipendenze, piste esplorative e interpretazioni che ci aiutino a comprendere e ad agire il senso critico, in direzione di costruire una “III pace mondiale” (Bergonzoni)
Solo nel continente africano possiamo rilevare conflitti in:
- Burkina Faso;
- Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico);
- Libia (guerra civile in corso);
- Mali;
- Mozambico (scontri con ribelli RENAMO);
- Nigeria (guerra contro i militanti islamici);
- Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra musulmani e cristiani);
- Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli);
- Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab);
- Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur);
- Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli)
In Asia:
- Afghanistan (Talebani hanno preso il potere ad Agosto 2021);
- Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli);
- Filippine (guerra contro i militanti islamici);
- Pakistan (guerra contro i militanti islamici);
- Thailandia (colpo di Stato dell’esercito Maggio 2014)
Nel continente europeo:
- Cecenia (guerra contro i militanti islamici);
- Daghestan (guerra contro i militanti islamici);
- Ucraina (guerra contro la Russia e i secessionisti dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk);
- Artsakh ex Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Artsakh (ex Nagorno-Karabakh)
Sicuramente altri conflitti sfuggono ed entrano a far parte del “furto storico” contemporaneo: sicuramente un elenco non ha alcuna esaustività né robustezza scientifica. Perseguire la terza pace mondiale è il nostro impegno del qui e ora, è scelta, è utopia, è impegno. Conoscere per capire, conoscere con umile attenzione, con mente aperta e spirito critico considerando la vorticosità delle variabili legate alle situazioni di scontro e conflitto.
Ba: Proviamo a considerare la spinta economica alla guerra. Partiamo da una prospettiva di deprivazione socio-economica e di predazione delle risorse … vorrei esprimermi, da africano, da persona il cui paese è in conflitto da oltre 10 anni: non limitandomi al discorso politico, vorrei sottolineare le ricadute sul futuro e l’interconnessione dei singoli destini nazionali. Proverò a fare degli esempi, partendo dalle ragioni economiche legate alle risorse. La scorsa settimana Di Maio, ospite a che Tempo che fa, ha parlato degli accordi presi con Congo, Algeria, Mozambico. La diplomazia italiana si è mossa, Di Maio ha fatto diversi viaggi, ci sono diversi paesi africani che possono fornire il gas all’Europa. Ma quali sono gli elementi che garantiscono questo plurilateralismo che concede all’Italia l’approvvigionamento delle risorse? Provo a dire qualcosa, provo a seguire un mio percorso … Attualmente il paese africano che può fornire gas all’Italia è l’Algeria, ma … l’Algeria è anche partner russo. L’Algeria non ha una posizione adatta per servire il gas all’Italia: l’Algeria non può coprire tutto. Dal punto di vista politico, attualmente si sta configurando un nuovo blocco Cina-Russia. Stanno costruendo un altro tipo di moneta, che va oltre il Dollaro, stanno de-dollarizzando il mondo economico. Adesso il mondo non sarà più un unico blocco; non saranno solo loro a decidere tutto, non sarà solo della NATO “l’ultima parola”. Io vengo dal Mali, parlo sempre del Mali, perché conosco le risorse che il Mali possiede: è il mio punto di osservazione in un Paese in cui sono migrante.
La scorsa settimana, ad esempio, il Mali ha chiuso la radio francese RFI e il canale tv France 24. Questa radio e questa tv non sono libere e lavorano per il governo della Francia, fanno parte della propaganda di guerra francese.
Mercenari in Mali, questo ci raccontano i media … però vorrei sottolineare che ogni paese coloniale ha fatto ricorso ai mercenari; ad esempio i francesi hanno colonizzato paesi africani e anche americani e asiatici. Ma come la Francia ha potuto? Ha fatto ricorso ai mercenari. Sto descrivendo i fatti.
Gli africani non dicono “non vogliamo gli europei” o “non vogliamo i francesi”; dicono: non vogliamo più le politiche francesi ed europee. Queste politiche ci bloccano.
Lav: Voi volete la libertà dalla politica francese e dalla militarizzazione?
Ba: ci sono due livelli: la politica e la civilizzazione.
La politica francese consiste nel portare la guerra in africa e poi far venire le multinazionali a rubare le risorse… perché i contratti non sono a favore degli africani.
Nella civilizzazione, gli europei pensano che devono esportarla e abbracciare la civilizzazione europea per forza e lasciare la nostra. Questo non implica solo “come vivere” ma anche come gestire le nostre risorse, come organizzare le nostre politiche: imporre immediatamente elezioni in un paese ancora scosso da decenni di guerra, ad esempio, implica una necessità di voler ancora controllare e salvaguardare gli interessi coloniali. La democratizzazione richiede tempo, richiede spazio e indipendenza … non si può pretendere una velocità ri-organizzativa; è anche per questo che diventa necessario demilitarizzare e decolonizzare i paesi.
Lavinia: la tua posizione è di chi cerca di guardare le interdipendenze con particolare preoccupazione, soprattutto per il futuro.
Ba. Sì, Se l’Europa non prende le cose in mano e lascia invece che la guerra sia esportata ovunque, allora io parlo per il futuro dei vostri figli … ci sarà una miseria inenarrabile in Europa. L’Europa è solita “esportare la civilizzazione” ma … ma le persone che “accendono il fuoco” pretendono di essere salvatori e civilizzatori? Qualcosa non va. Ora si parla solo dell’Ucraina … e lo Yemen? e la Siria? NATO! nessuno ne parla e c’è un massacro collettivo in atto. Mentre i media ci parlano solo dell’Ucraina, ma ci sono molte altre guerre aperte. Ma nessuno parla delle guerre in Africa. Nessuno parla dello Yemen, della Palestina … quasi sembra che tutta la popolazione globale “sia abituata” a questo. Ma i bambini che hanno visto tutto questo massacro? Che saranno spostati e che verranno trattati diversamente ogni singolo giorno della loro vita in via di sviluppo… come vivranno? Queste sono le domande da porsi, sulle quali riflettere….
Lavinia. Nel mondo ci sono le guerre (molte), c’è inconsapevolezza delle ricadute materiali delle guerre: quello che ci interessa sostenere con questo dialogo interculturale è il punto di vista degli oppressi, in particolare delle vittime civili e dei bambini, oppressi ontologicamente. Chi si occuperà dei bambini rifugiati? Degli orfani e dei problemi legati alla traumaticità di queste vite? Con una prospettiva pedagogica impegnata, il nostro punto fermo è principalmente questo. Che sia un bambino ucraino, o una bambina burkinabè o un giovane bambino soldato2, non possiamo consegnare il nostro pianeta a una generazione di reduci.
Testo: Mahamadou Ba e Lavinia Bianchi
Foto: True News
1 (Morin, 2001).
2 Per un opportuno approfondimento: Child Soldiers International . Circa 240 milioni di minori al mondo vivono in Stati colpiti da conflitti armati, e i bambini soldato sono attivi in almeno 18 Paesi. Circa il 40% di essi si trova nel continente nero, un dato che rende l’Africa l’area più colpita dal fenomeno. Nella regione, infatti, il 50% della popolazione che vive in zone di conflitto o post-conflitto ha meno di 18 anni, e ciò spinge i signori della guerra, incuranti delle Convenzioni di Ginevra, ad arruolare bambini tra le loro fila.I fattori che fomentano il reclutamento dei bambini sono diversi. Innanzitutto i minori sono più vulnerabili degli adulti, richiedono costi inferiori e spesso accettano più facilmente di correre grandi rischi, avendo una percezione diversa del pericolo. Inoltre il sempre più diffuso uso delle armi automatiche ha reso più semplice l’arruolamento dei minori. Se i più grandi vengono usati come veri e propri soldati, i più piccoli svolgono attività di supporto, come rifornire di munizioni i combattenti, agire da vedette o portare a termine attacchi suicidi. Le ragazze, invece, vengono frequentemente sfruttate come schiave sessuali.
Tra i Paesi africani più interessati dal fenomeno ci sono la Somalia, dove nel 2019 sono stati 1.500 i minori arruolati, in gran parte dopo essere stati rapiti dalle milizie di al-Shabab, e la Repubblica Democratica del Congo, dove dal 2008 sono stati reclutati 2.506 minori. Dati preoccupanti vengono registrati anche in Sudan, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Mali e Nigeria.