A scuola nello Yemen

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Mentre in Italia si dibatte (tra il serio ed il ridicolo) di come riapriranno le scuole, nello Yemen ci si avvia al settimo anno scolastico sotto le bombe. Gli attacchi diretti contro gli edifici scolastici o nelle vicinanze di essi hanno costretto molti istituti a chiudere privando migliaia di bambini del loro sacrosanto diritto all’istruzione. Nonostante il Covid-19 abbia colpito anche lo Yemen già flagellato da una pesantissima crisi economica ed umanitaria, si continua a combattere, nell’indifferenza della comunità internazionale, una guerra civile che meglio sarebbe definire guerra per procura tra Iran da una parte e Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti dall’altra sul crinale di una pretestuosa divisione religiosa tra sciiti e sunniti. Già a gennaio l’organizzazione yemenita indipendente per i diritti umani Mwatana e il Centro per il cessate il fuoco con sede a Londra per i diritti civili avevano segnalato 380 attacchi su strutture educative o in prossimità di esse tra marzo 2015 e dicembre 2019. Raramente si è stati in grado di identificare obiettivi militari nelle vicinanze. Questo dato, presente in almeno la metà dei casi, prova il fatto che la distruzione del sistema educativo del Paese sia il vero obiettivo strategico degli attacchi. “In 140 su 153 casi esaminati, non c’era alcuna presenza militare dentro o vicino alle scuole. È come se avessero bombardato le scuole per niente”, si legge nel rapporto. Il rapporto evidenzia anche la pratica di sequestrare edifici scolastici da parte delle forze della coalizione supportate dagli Emirati Arabi per trasformarli in depositi di armi come è il caso di una scuola nel governatorato di Hodeidah sequestrata nel febbraio 2018 e da allora adibita a fureria.

A giugno scorso, nel suo rapporto al Consiglio di sicurezza, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha attribuito alla coalizione dei Paesi sunniti che si oppone ai ribelli 222 morti o feriti tra i bambini nel solo 2019, i ribelli Houthi appoggiati dall’Iran sciita, sono stati ritenuti responsabili di 313 vittime di questo tipo, mentre le forze governative yemenite, sono accusate di 96 vittime. Una tragica e lugubre contabilità necessaria per far comprendere la dimensione del problema in un Paese di soli 24 milioni di abitanti.

Il conto delle vittime tra gli studenti segue quello dell’intera popolazione. Il governatorato nordoccidentale controllato dai ribelli Houthi, al confine con l’Arabia Saudita, è sempre stato particolarmente colpito. Fece scalpore un attacco aereo dell’agosto 2018 che uccise dozzine di giovani ragazzi quando un aereo da guerra della coalizione sganciò una bomba di fabbricazione americana sul loro scuolabus.

L’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e i governi occidentali (tra i quali l’Italia) che forniscono loro bombe e altri tipi di armamenti sono stati criticati per non aver messo in essere tutte le precauzioni del caso per limitare le vittime civili nello Yemen. Una recente indagine governativa USA su una vendita di armi multimiliardaria all’Arabia Saudita ha scoperto che l’amministrazione Trump non ha valutato adeguatamente il rischio di vittime civili nello Yemen prima di autorizzarne il trasferimento. Un report di Medici Senza Frontiere ha segnalato di aver individuato nei resti delle bombe che hanno distrutto uno dei loro ospedali una etichetta che consente di far risalire la produzione dell’ordigno ad una fabbrica situata a Domus Nova in provincia di Cagliari.

I bambini continuano a sopportare il peso maggiore della crisi. L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, UNICEF, ha dichiarato che nel 2020 una scuola su cinque non potrà più essere utilizzata come conseguenza diretta del conflitto. Più di 2 milioni di bambini già ora non vanno a scuola mentre altri 3,7 milioni sono a rischio di abbandono. In una situazione come questa l’accesso all’istruzione rimane un sogno per milioni di yemeniti. Questo sarà l’ennesima conseguenza di questa guerra della quale non si riesce ad intravedere la fine. Un popolo a cui è negato il diritto ad istruire adeguatamente i propri giovani è destinato a rimanere nell’arretratezza e nel bisogno.

Roberto Pergameno

Foto: Yemen photojournalism header

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